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L’uomo con le sue azioni sta portando il pianeta a un punto di non ritorno: di questo ne abbiamo evidenza ogni giorno. E con tale problema si confrontano ogni giorno singoli cittadini, governi nazionali e aziende che hanno dovuto rivedere la propria comunicazione e la propria stessa identità. Vediamo come.
È stato un Aprile particolarmente freddo, hai notato? Per la precisione, secondo il monitoraggio del programma europeo Copernicus, lo scorso Aprile è stato il più gelido degli ultimi 18 anni in Europa. Questo mentre nel resto del mondo si registravano temperature particolarmente alte. Un cambiamento climatico che è determinato dalle conseguenze dell’attività dell’uomo sull’ambiente.
E proprio il cambiamento climatico ha portato alla scomparsa di 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio tra il 1994 e il 2017, in particolar modo nelle calotte polari in Antartide e Groenlandia (Università di Leeds). A partire dal Duemila vi è stata un’impennata di crescita della dispersione dei ghiacciai del 130% (Università di Tolosa). Ed entro il 2100 i ghiacciai alpini saranno poco più di un ricordo, con il 92% di essi che sarà scomparso (Aberystwyth University in Galles e International Centre for Theoretical Physics di Trieste).
Conseguenza diretta dell’attività dell’uomo anche l’acidificazione del mare, l’aumento della sua temperatura e l’innalzamento del livello delle sue acque (secondo le previsioni +0,84 metri entro il 2100). È proprio il mare ad aver assorbito più di un terzo delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica e oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico.
Non è migliore la situazione per il mondo animale e vegetale. Nel mondo sono oltre 30mila le specie a rischio di estinzione (dato IUCN - Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) e tale numero è destinato a raggiungere il milione entro il 2030. Di fatto si tratta della sesta estinzione di massa, la prima causata dall’uomo.
Un quadro, quello appena descritto, che è molto presente nella sensibilità delle persone, che hanno ben chiara la percezione che non è più possibile rimandare il momento in cui si devono cambiare le proprie azioni per tutelare il nostro pianeta. C’è inoltre la consapevolezza che, seppur importante l’impegno del singolo, il cambiamento deve avvenire a livelli più alti. A iniziare dalle aziende, a cui il 60% degli italiani chiede un impegno concreto verso le problematiche ambientali (ricerca Ipsos).
Cresce, tra l’altro, non soltanto il numero delle persone più sensibili alle questioni ambientali (66%), ma anche la consapevolezza di tali problemi. Se nel 2014 era appena il 14% della popolazione ad avere ben chiaro il concetto di sostenibilità, nel 2019 tale percentuale era salita al 36.
Una situazione questa a cui le aziende non hanno potuto restare insensibili, pena la perdita dell’appeal verso il grande pubblico di consumatori.
Ecco allora che si sono sviluppate campagne di marketing volte a promuovere l’immagine verde di un’azienda attraverso il lancio, lo sviluppo, la commercializzazione di prodotti e servizi con impatto nullo sull’ambiente. È proprio questo il green marketing. Questo non si limita però al solo prodotto ma coinvolge anche l’intera azienda e riguarda in particolar modo la sua reputazione e la sua propensione alla sostenibilità.
L’immagine verde di un’azienda, affinché sia efficace, deve andare al di là della semplice comunicazione. Per poter far presa sui consumatori deve essere percepita come reale ed essere possibilmente certificata. Deve, inoltre, essere parte integrante della stessa identità aziendale.
Sono numerosi gli esempi di green marketing che possiamo vedere ogni giorno. Mulino Bianco ha realizzato la “Carta del Mulino: per una farina da agricoltura sostenibile”, in cui l’azienda racconta come gli ingredienti presenti nei propri prodotti rispettino la biodiversità e promuovano la salute dell’individuo. E ce lo ricorda ogni mattina mentre facciamo colazione direttamente sulla confezione dei suoi biscotti. Ferrarelle pubblicizza la sua filosofia “per un mondo a IMPATTO-1”: con uno stabilimento dedicato al riciclo tratta 20mila tonnellate di plastica, molte di più di quante ne utilizza per produrre bottiglie fatte con il 50% di plastica riciclata e riciclabili al 100%. Nestlé si è impegnata per rendere il 100% dei suoi contenitori riciclabili o riutilizzabili e riciclare il 100% dei rifiuti organici. Il tutto entro il 2025. Ed entro il 2030 ad abbattere le emissioni di gas serra di almeno 20 milioni di tonnellate.
Una sensibilità green che è propria non solo del mondo dell’alimentare. Ikea si è posta come obiettivo di utilizzare entro il 2030 energia al 100% rinnovabile, sia per le proprie attività sia per quelle dei suoi fornitori diretti. Entro lo stesso anno si propone inoltre di utilizzare soltanto materiali rinnovabili e riciclati e di ridurre la propria impronta climatica globale del 70%. Google nel 2020 ha completato la compensazione delle proprie emissioni di anidride carbonica sin dalla sua fondazione nel 1998 (era già carbon neutral dal 2007, come evidenziato nella sua homepage). Il nuovo obiettivo è ora diventare carbon free entro il 2030. Un’attenzione all’ambiente non limitata solo alla propria attività: l’impegno dell’azienda, infatti, è quello di aiutare anche altre realtà a ridurre di 1 miliardo di tonnellate le emissioni di anidride carbonica. E per tali progetti ha previsto un investimento di 5 miliardi di dollari.
L’attenzione all’ambiente da parte delle aziende è premiata dai consumatori, anche in termini di disponibilità di spesa come dimostra la ricerca Nielsen Global Survey of Corporate Social Responsibility and Sustainability.
Quando un’azienda è responsabile socialmente ed eticamente i consumatori sono disposti a spendere di più. Coloro che si dichiarano favorevoli a ciò sono il 76% dei consumatori in Asia Pacifico, l’80% nel Sud Est Asiatico, il 75% in Africa e Medio Oriente, il 71% in Sud America, il 44% in Nord America e il 51% in Europa. In Italia tale predisposizione riguarda il 52% dei consumatori. Da sottolineare, inoltre, come il trend sia in costante crescita.
La tendenza a una spesa più consapevole anche dal punto di vista etico è dimostrata anche dalle vendite registrate nel 2020 a livello globale: i brand impegnati socialmente ed eticamente hanno visto un incremento del 4%, mentre gli altri non hanno raggiunto l’1%.
Se per la stampa dei cataloghi vuoi una realtà che sia attenta a tutte queste tematiche, ti puoi rivolgere a noi di Cataprint. Il nostro impegno a favore dell’ambiente e per la responsabilità sociale d’impresa è testimoniato dalle certificazioni ISO 14001 (gestione ambientale) e SA 8000 per gli aspetti della gestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale d’impresa. Dal 2005, inoltre, abbiamo aderito al network mondiale Global Compact delle Nazioni Unite per sostenere e promuovere i diritti umani, il lavoro, la tutela dell’ambiente e la lotta alla corruzione.
Infine, oltre all’uso soltanto di carta certificata PEFC/FSC, per ogni ordine ricevuto piantiamo un nuovo albero nella nostra foresta aziendale creata in collaborazione con la piattaforma Treedom, che si avvale dell’impegno di contadini locali.
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